Puntare all’autonomia del paese con l’open source. Così la Cina, con una popolazione che per il 90% utilizza Microsoft Windows, ha scelto la popolare distribuzione open source della Canonical come architettura di riferimento per i sistemi operativi.
Ubuntu diventerà il software di riferimento per i “sistemi operativi cinesi”
Canonical, il principale sponsor e finanziatore del progetto Ubuntu, ha annunciato nei giorni scorsi di aver raggiunto un accordo con il Ministero cinese per l’industria e la tecnologia dell’informazione (MIIT). In base a questo accordo, Ubuntu diventerà il software di riferimento per i “sistemi operativi cinesi”, di cui una prima versione stabile si vedrà in aprile. Tutto questo per rimanere in linea con il principio di autarchia informatica perseguito dalla Cina. Il governo di Pechino è già pronto per finanziare il progetto e per dare alla luce Kylin, il sistema che non sarà solo una localizzazione di meteo, di calendari e di mappe ma un ecosistema informatico per il pubblico. Si prevede che in futuro i servizi per scaricare musica, i software, le applicazioni per lo shopping online saranno anch’essi cinesi.
La Cina è da sempre un terreno fertile per le tecnologie rilasciate con licenza open source.
Nel 2007 il governo cinese ha sponsorizzato lo sviluppo di Red Flag Linux, un Linux che avrebbe dovuto rappresentare il simbolo dell’indipendenza tecnologica da Microsoft Windows. Ma l’inziative non ebbe la fortuna che si sperava.
Perché Ubuntu Linux?
La motivazione per cui la Cina apre le porte all’open source trova le sue radici nella consapevolezza che, nonostante è all’avanguardia dal punto di vista dell’hardware, mancano delle solide fondamenta per lo sviluppo di servizi software (non solo per pc). Ubuntu, infatti, sta ampliando il proprio ecosistema puntando ai servizi mobile e di cloud computing. Sta già sviluppando versioni per Tablet e Smartphone del proprio sistema e una completa offerta di servizi cloud. Tutto questo sempre basato su codice aperto, disponibile per essere usato come leva per creare nuovi servizi e fare innovazione. E la Cina, il primo mercato mobile del mondo e il più attento al cloud, accoglie la sfida e se ne fa promotrice.
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